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Possedere un gatto: i principali obblighi di legge

Possedere un gatto: i principali obblighi di legge nel post a cura di Tutto Animali Da Compagnia

Il gatto rappresenta uno degli animali domestici più peculiari in assoluto. Si distingue certamente da un cane per una maggiore autonomia e indipendenza, riconosciuti sia nei comportamenti che nei lati affettivi.

Da tenere presente che un gatto può essere di compagnia, ma può anche non esserlo. Dipende dalla scelta che si fa e dalla consapevolezza che si ha rispetto ad una certa razza. Oltre a questo bisogna tenere presente che l’acquisto di un gatto in casa comporta oneri e doveri che il proprietario dell’animale deve rispettare a norma di legge. Obblighi a cui non può sottrarsi e che vanno nell’interesse del gatto, del padrone e dell’intera comunità. Vediamo insieme quali sono gli obblighi di legge sottintesi al possedere un gatto, nel post a cura di Tutto Animali Da Compagnia. Bentornati!

Gli obblighi di legge da rispettare quando si acquista un gatto

Così come nel caso di un cane, anche il possesso di un gatto richiede una serie di obblighi di legge da rispettare. Dunque, in questo senso è fondamentale che il padrone abbia un quadro normativo della situazione generale quantomeno chiaro, onde evitare brutte sorprese legali in prospettiva.

Normative che non sempre sono a conoscenza di tutti ma che, però, possono avere delle conseguenze non proprio piacevoli.

Sono sempre più numerose le famiglie che possiedono almeno un gatto in casa. Motivo per cui bisogna stare ancora più attenti a non incorrere in eventuali sanzioni. 

L’articolo 1138 del Codice Civile

Come, ad esempio, quelle previste dall’articolo 1138 Codice Civile secondo cui un gatto può “invadere” gli spazi condominiali comuni, ma senza ostacolare o pregiudicare la regolare vita degli altri condomini.

Un passo in avanti notevole che viene incontro ad una natura curiosa e intraprendente che da sempre contraddistingue questi animali. Lo sanno coloro che lo acquistano, ma anche chi ci vive intorno. Segno dei tempi, in cui gli animali – a torto o a ragione – vengono trattati come volte come gli umani.

C’è un però: l’animale deve sempre trovarsi sotto il raggio d’azione del padrone e non può essere lasciato libero e indisturbato nei suddetti spazi. L’obiettivo è adottare le misure necessarie affinché siano rispettate le condizioni di igiene e sicurezza che riguardano sia l’una che l’altra parte.

Anche perché imbrattare spazi comuni è una molestia nei confronti della conduttrice di un immobile locato in condominio, almeno secondo la senza della Corte d’Appello di Milano n. 366 del 3 marzo 2021.

Le responsabilità del proprietario di gatti

Il proprietario si rende responsabile di qualsiasi danno provocato dal suo gatto, a meno che non dimostri in maniera chiara e lampante l’inevitabilità e la fatalità dell’atto. Eventualmente deve anche risarcire il danno procurato ai condomini o all’amministratore.

Di recente, una sentenza della Corte di Cassazione n. 25097 del 5 giugno 2019 ha introdotto il reato di stalking condominiale anche per i gatti che sfuggono al controllo del proprio padrone. Nella fattispecie una donna, secondo quanto riportato dalla sentenza in questione, aveva deliberatamente liberato il suo gatto negli spazi condominiali senza tenere conto delle conseguenze igieniche e comportamentali provocate nei confronti di una vicina di casa. 

Una sentenza che, naturalmente, fa giurisprudenza e aizza le antenne dei proprietari di gatti, inevitabilmente. Un compromesso tra la tranquillità degli animali e la salute degli esseri umani molto labile e fragile, ma che a norma di legge può scoraggiare non poco.

Le norme regionali e comunali

A livello regionale, in linea di massima, le norme stabiliscono che non si possano avere più di 10 gatti all’interno della stessa famiglia. Naturalmente, vanno dichiarati direttamente al Comune di appartenenza.

Nel caso in cui si arrivi ad un numero superiore rispetto a quello sopra citato, si attivano immediatamente le procedure di reperimento e accudimento da parte del servizio veterinario pubblico e dei servizi sociali. Tutto ciò può sfociare nel reato di detenzione illegale di animali proprio perché le condizioni igienico-sanitarie sono compromesse a priori, anche se il padrone ritiene di essere in regola in tal senso.

Un esempio? Un’ordinanza di un sindaco siciliano obbligò una condòmina ad allontanare i gatti. La còndomina fece ricorso al TAR Sicilia ma la sentenza n. 1299 del 23 aprile 2021 le dette torto, confermando l’ordinanza del Sindaco.